E’ dura dover riconoscere di aver sprecato un anno. Oddio, forse sprecato non è la parola giusta, perché se non altro è servito a qualcosa: farmi aprire gli occhi, almeno un po’ più di prima.
Ricominciare non significa solo cambiare corso di laurea (da uno con possibilità di impiego pari allo 0,0001% a uno con possibilità dello 0,001%). Significa prima di tutto avere a che fare con persone nuove, e dunque dover affrontare nuovamente il “problema” della socializzazione. Ricominciare significherà anche impegnarsi, oltre che in questo, anche nel raggiungimento degli obiettivi che mi propongo, di qualunque portata essi siano. Perché al riguardo sono stato un anno con le mani in mano a non fare altro che lamentarmi.
Ricominciare sarà difficile, perché tra i tanti io ho un enorme difetto: quello di non parlare, e dunque di non saper chiedere favori o aiuto. Sarà perché fin’ora non ho fatto altro che stare in silenzio ad ascoltare parlare gli altri, ma è da un po’ che non sono più abituato a aprirmi completamente a qualcuno, già faccio fatica con i miei amici, figurarsi con i miei genitori, a cui mi sembra continuamente di infliggere dispiaceri. (E’ forse anche l’apparente senzazione di sollievo di questi sfoghi che mi spinge a scrivere qui).
Propositi per il nuovo anno accademico: avere un po’ più di palle, chiedere aiuto se necessario, sorridere (ma non fare buon viso a cattivo gioco).