A year later.

E’ passato quasi un anno da quando mi lamentavo del fatto che niente fosse cambiato.

Il problema era che io avevo fatto ben poco per cambiarlo.

Temevo che parlare di una situazione positiva significasse esporla al rischio di farla svanire…

Stasera vorrei solo piangere; non sarebbe tristezza, solo la soverchiante, crudele, bellezza della vita a cui ci aggrappiamo.

“Keepin’ faith karma comes around”.

Sul perché non mi sento felice

In un anno e mezzo non sono stato capace di socializzare, almeno come volevo. Ho conosciuto fin’ora ragazze, e sottolineo ragazze, stupende, simpatiche e con cui passo tanti bei momenti.

Ma.

Amici per me è un concetto complesso e delicato. Forse perché sono arrivato a Bo senza conoscere anima viva e con la bella speranza di riuscire a trovare, tra le migliaia di studenti miei coetanei, qualcuno, ragazzo o ragazzo, che non conoscesse nessuno come me e come me cercasse un  BFF a Bo.

Definizione di BFF: persona con cui ci si sente liberi di poter condividere qualunque aspetto della propria vita. Non con cui bisogna condividere, ma con cui ci si sente liberi di.

Per quanto queste ragazze siano stupende, simpatiche, e voglia loro bene, non mi sento libero di poter condividere qualunque aspetto della mia vita. Ci sono cose di cui con loro non parlo, o perché non interessano loro e quindi evito direttamente di introdurre l’argomeno, o perché non mi sento di farlo. Ripeto, non gliene voglio, ma quest’è.

In più. Vivo ormai da un anno e mezzo con due esemplari: uno che pensa di vivere in una casa in cui gli elfi domestici puliscono lo sporco che lascia sui fornelli, che lavano i piatti che lascia sporchi nel lavandino e che rimettono a posto le cianfrusaglie che lascia in giro. L’altro, tanto caro e ammirevole per quanto riguarda il fronte ordine/pulizia/educazione, si è ahimé da questo settembre fidanzato. Il che si traduce nell’avere almeno due sere a settimana (ma anche di più) la sua fidanzata qui: nel senso che lei dorme nel letto con lui, nella stessa stanza in cui sono io. Ma questo non è quello che mi fa più girare le balle, perché la ragazza rimane qui spesso anche il giorno: il che significa che vive in parte qui, e che quindi consuma roba che non paga. Ora, non è vietato ospitare ospiti, anche per più giorni, ma se permettete mi girano un po’ i pianeti se lei ha una casa qui a Bo e poi la maggior parte del tempo la passa qui.

Per non parlare del fatto che passano la maggior parte del tempo in casa, magari sotto le coperte o sul divano (e no, quando c’è qualcuno in casa non fanno sesso, quindi non so cosa ci trovino di interessante a vegetare in casa).

Insomma con loro non ho legato un cavolo. Quindi quando sono in casa mi sembra di essere solo.

Per non parlare del fatto che non abbia conosciuto nemmeno un, e dico un, ragazzo gay. O meglio: ne ho conosciuti un paio, quest’anno, uno è il coinquilino di due delle suddette ragazze, un altro è un amico di un’altra delle suddette. Ma non abbiamo legato, nemmanco un po’ – d’altronde non sta scritto da nessuna parte che tutti i gay debbano fare amicizia tra loro solo perché condividono la passione per il mattarello.

 

Per tutti questi motivi permane, a volte amplificata, altre smorzata da un temporaneo effetto di sollievo, la mia cronica insicurezza, quel perenne stato di sradicamento che mi sa sempre sentire un pesce fuor d’acqua, ovunque, sempre, con chiunque. Al bar, in facoltà, in biblioteca, con i miei coinquilini, con i compagni di corso.

 

Last but not least devo dare una quantità biblica di esami. E siccome sono semidepresso per tutte le ragioni di cui sopra, vado alla metà del regime che dovrei tenere per avere risultati decenti in tempi ragionevoli.

 

Nessuno leggerà questo post e tanto meglio. Avevo solo bisogno di fissare in un paio di punti quello che eventualmente direi a uno psicologo, e chissà che un giorno non glielo dirò per davvero. Solo che dopo averlo fatto probabilmente scoppierò a piangere, perché questo dio solo sa quanto so farlo bene.

Ciderella’s Eyes – Nicola Roberts

Recensione breve, personale e entusiasta per un album che, a conti fatti, è il meglio riuscito e senza dubbio il più originale nella categoria pop-dance-electro del 2011. In barba a tutte le britney, lady gaghe, rihanne, jeylo e copyoncé.

Cinderella’s Eyes di Nicola Roberts unisce suoni studiati e moderni ad una vocalità particolare e mai scontata. Aggiungete una produzione originale ma quanto mai professionale, e avrete tra le mani uno dei gioielli del pop di quest’anno.

  • Beat of My Drum – Primo singolo accattivante, fresco, martellante, divertente e originale. *****/5
  • Lucky Day – Il secondo singolo risulta ancora più ballabile e dal ritmo più marcato del primo. Il testo fonde assieme ad una malinconica speranza una vitalità mai stanca. Questa cazone è la dimostrazione di come si possa fare un pop originale parlando dei soliti argomenti “banali”. *****/5
  • Yo-yo – Quello che dovrebbe essere il terzo singolo dell’album si rivela essere un’altra traccia degna di attenzione. La voce di Nicola qui è il fulcro di tutto, e la malinconia si fa sentire molto di più rispetto ai singoli precedenti: che dire, un’ottima traccia autunnale. *****/5
  • Cinderella’s Eyes – La title-track si rivela essere una delle mie preferite in assoluto dell’album (al contrario di come avviene di solito). E’ vero, come è stato già detto il sound ricorda qualcosa delle Girls Aloud, eppure io la trovo un prodotto a sé, che forse Nicola non avrebbe mai realizzato senza la sua esperienza nella band ma che tuttavia le appartiene senza riserve. Le strofe pungenti, il ritmo quasi ipnotico, un testo da favola. *****/5
  • Porcelain Heart – Già uscita come bonus del singolo Beat of My Drum, Porcelein Heart è forse la prima traccia veramente triste dell’album. Particolarmente notevole la voce di Nicola in questo brano. *****/5
  • i – Una traccia dal sound particolare: un mix di malinconia, tristezza, rassegnazione e voglia di andare avanti. ****/5
  • Everybody’s Got To Learn Sometime – Unica canzone a non essere stata scritta da Nicola in quanto cover, è quella che mi piace meno dell’album, forse proprio perché è una delle tacce più “classiche” nonostante la buona re-interpretazione di Nicola. ***/5
  • Say It Out Loud – Dopo un momento triste dell’album si torna a sonorità fresche e danzerecce. ***,5/5
  • Gladiator –  Una delle canzoni più originali, il sound electro frizzante e martellante non si dimentica facilmente. *****/5
  • Fish Out Of Water – Gli stessi produttori di “i” li ritroviamo anche per questo brano: stessa tecnica originale per un’altra ballad malinconica. Quello che mi piace delle ballad di quest’album – “sticks + stones” esclusa, è che nonostante siano parecchio tristi e riflessive, hanno sempre un sound così vivo che aiuta a non deprimersi completamente, e anzi, hanno spesso l’effetto di stimolare una certa reazione. Ovviamente parlo a titolo personale. ****/5
  • Take a Bite – Penultimo brano che stempera la tensione in vista della ballad di chiusura, Take a Bite è divertente, ma poco più. ***/5
  • sticks + stones – Forse la canzone più personale dell’album, la ballad di chiusura si presenta come un brano sulle difficoltà che una ragazza poco più che adolescente ha dovuto passare. Non serve essere membri delle Girls Aloud per aver passato momenti difficili come quelli cui Nicola si riferisce in questa canzone: chiunque può rapportarvisi, chiunque ha pensato almeno una volta di non avere abbastanza forza per farcela. La ballad si accompagna ad una melodia che ricorda una ninnananna, quasi a dire: dopo una notte di sonno l’incubo è terminato, e possiamo tutti ritornare a vivere guardando il mondo attraverso i nostri sognanti occhi di Cenerentola. *****/5

Voto complessivo: ****,5/5

Irvine – Kelly Clarkson

E niente, è un momento un po’ (tanto) My December.

 

Are you there?
Are you watching me?
As I lie here on this floor
They say you feel what I do
They say you’re here every moment
Will you stay?
Stay ‘till the darkness leaves
Stay here with me
I know you’re busy, I know I’m just one
But you might be the only one who sees me
The only one to save me

Why is it so hard?
Why can’t you just take me?
I don’t have much to go
Before I fade completely

Can you feel how cold I am?
Do you cry as I do?
Are you lonely up there all by yourself?
Like I have felt all my life
The only one to save mine

How are you so strong?
What’s it like to feel so free?
Your heart is really something
Your love, a complete mystery to me

Are you there watching me?
As I lie here on this floor
Do you cry, do you cry with me?
Cry with me tonight

Are you there?
Are you watching me?

Playlist di un’estate che fugge.

Copio pari pari l’idea di un post del mio amico Shari del suo blog Useless Desires. Ecco un po’ di canzoni passate spesso nel mio iPod quest’estate ormai al termine (ometto varie canzoni di Kelly Clarkson perché non rilasciate – ancora – ufficialmente).

Put Your Hands Up, Nadine Coyle

Something Kinda Ooooh, Girls Aloud

Inside Out, Britney Spears

Il mio giorno migliore, Giorgia

Red Blooded Woman, Kylie

Notorious, The Saturdays

Hair, Lady Gaga

Beat of My Drum, Nicola Roberts

Spinning Around

E’ dura dover riconoscere di aver sprecato un anno. Oddio, forse sprecato non è la parola giusta, perché se non altro è servito a qualcosa: farmi aprire gli occhi, almeno un po’ più di prima.

Ricominciare non significa solo cambiare corso di laurea (da uno con possibilità di impiego pari allo 0,0001% a uno con possibilità dello 0,001%). Significa prima di tutto avere a che fare con persone nuove, e dunque dover affrontare nuovamente il “problema” della socializzazione. Ricominciare significherà anche impegnarsi, oltre che in questo, anche nel raggiungimento degli obiettivi che mi propongo, di qualunque portata essi siano. Perché al riguardo sono stato un anno con le mani in mano a non fare altro che lamentarmi.

Ricominciare sarà difficile, perché tra i tanti io ho un enorme difetto: quello di non parlare, e dunque di non saper chiedere favori o aiuto. Sarà perché fin’ora non ho fatto altro che stare in silenzio ad ascoltare parlare gli altri, ma è da un po’ che non sono più abituato a aprirmi completamente a qualcuno, già faccio fatica con i miei amici, figurarsi con i miei genitori, a cui mi sembra continuamente di infliggere dispiaceri. (E’ forse anche l’apparente senzazione di sollievo di questi sfoghi che mi spinge a scrivere qui).

Propositi per il nuovo anno accademico: avere un po’ più di palle, chiedere aiuto se necessario, sorridere (ma non fare buon viso a cattivo gioco).

EuroPride 2011: Mille modi per dire Amore

Non avevo metri di paragone perché il Roma EuroPride 2011 è stato il primo Gay Pride a cui ho partecipato. Una volta superato lo scoglio di doverlo dire ai miei (solito finto disinteresse) e di organizzare la trasferta, sono partito con un amico. Lì si sono aggiunti un’amica compagna di corso del mio amico e un amico dell’amica – AIUTO. Insomma il nucleo originario era di quattro persone.

Nel luogo di concentramento (ritrovo) ho fatto un salutino a Sasi. Non prima di essermi munito di Raimbow Pin e aver realizzato di essere circondato da froci, ben più di quelli che avevo visto al concerto di Kylie. Il bello è che non c’erano solo froce depilate e tirate a lucido, ma anche e soprattutto persone dall’aspetto più – diciamo così – ordinario, per non parlare delle coppie (che rimangono tenere pur avendomi fatto montare un sacco di gelosia >__<). Mentre parlavo con i miei amici mi ha avvicinato anche un ragazzo di un forum che frequento, che mi ha riconosciuto da una foto trovata in internet e che ci ha fatto compagnia per tutta la parata =)

Iniziato il corteo ci siamo subito messi in marcia, e non sapendo di dover scegliere un carro e piazzarcisi dietro siamo andati un po’ come ci è parso, uscendo dal flusso quando ci pareva eccessivamente opprimente e fermandoci quando lo ritenevamo necessario. Ho fatto un po’ di foto, ma la maggior parte sono venute in controluce e sono più che altro della folla.

Il Colosseo come sfondo di bandiere arcobaleno svettanti è uno spettacolo favoloso, così come le vie del centro di Roma piena di uomini, donne, adulti, anziani, bambini, che per un pomeriggio hanno potuto dimenticare le “differenze” e le etichette indentitarie in cui troppo spesso ci releghiamo. Risate, balli, musica e festa: vorrei sapere cosa c’è di male.

Ho amato molto che non fosse una manifestazione politica in sé: ovviamente erano presenti carri/bandiere/rappresentanti di diversi partiti, ma tutta la parata non era altro che l’espressione di un unico desiderio comune: quello di poter essere se stessi ed avere diritti uguali per tutti.
Tanto di cappello a Lady Gaga che ha dedicato gran parte del suo tempo al discorso e non ha trasformato l’intero evento in un suo concerto. Odiosa e immatura invece la folla di froce, che a un certo punto ha smesso di applaudire al suo discorso perché non aspettava altro che lei cantasse. Ma questa era l’unica pecca.

E’ stato un pomeriggio di sorrisi, musica, divertimento, rispetto, umanità, voglia di vivere e amore.

[Altre foto, per nulla artistiche ma accontentiamoci —> QUI]

Not Complaining

Tentando di ottemperare alla promessa di non lamentarmi, lascerò parlare i fatti con una lista di azioni/pensieri/cose random di questo periodo. Non che poi siano tanto differenti da quelle del periodo precedente, e di quello prima ancora. Tant’è.

  • Ormoni esplosi grazie alla stagione. Coppie ovunque. Io solo, con amiche, al massimo, quando si degnano. Constatazione della distanza Ideale-Reale.
  • Constazione del fatto che nella migliore delle ipotesi la mia laurea mi porterà a fare la fame. E che, nonostante mi piaccia, vorrei seguire un paio di altri corsi di laurea. Troppi interessi, troppo poco tempo. Inoltre, constatazione del fatto che il 99% di ciò che mi interessa/so fare è totalmente inutile, o meglio, nella migliore delle ipotesi mi porterà a fare la fame.
  • Constatazione della necessità di alzare il culo e darmi da fare. Un po’ in tutto. Vita sociale, lavorativa, benessere fisico e psicologico. Dire – MARE – Fare.